martedì 17 marzo 2009




La serata di lunedì 16 è stata l’occasione per conoscere più da vicino con quali amministratori abbiamo a che fare a livello regionale.
All’inizio hanno dato il benvenuto Chiara Andretta (segretario Forza Italia di Camposampiero) e Lorenza Casa (quello di Alleanza Nazionale, di Loreggia). In particolare, ha fatto benissimo Casa ribadire che serve più impegno ed è assolutamente non procrastinabile il reperimento dei 5 milioni di euro necessari alla messa in sicurezza dell’argine sinistro del Muson dei Sassi. Speriamo che l’appello di Casa non cada nel vuoto.
A seguire Piergiorgio Cortellazzo (capogruppo di AN in Consiglio Regionale) punta il dito su una sana competizione tra alleati, non nascondendo quindi che ci sono forti divisioni al loro interno. Infatti non è chiaro a nessuno quale sia il rapporto con la delegazione UDC e come le rivendicazioni della Lega Nord influiscano sulle scelte amministrative e politiche regionali. Cortellazzo riprende l’invito del Presidente del Consiglio Berlusconi: “Non bisogna piangersi addosso e bisogna infondere serenità”. Anch’io credo che non bisogna lasciarsi ad allarmismi inutili, ma alle volte sembra che i nostri governanti sottovalutino la gravità della crisi facendo passare per stupidi chi è veramente preoccupato. Cortellazzo ha passato il resto della serata in grandi sbadigli (senza nemmeno mettere la mano davanti alla bocca e giocando al cellulare).
Condivido in pieno le parole del consigliere provinciale Ado Scantamburlo. Tra le industrie che fanno il PIL veneto, c’è quella del turismo ed è una delle più importanti anche in confronto con le altre regioni italiane. Un handicap della nostra regione è quello di trovarsi tra altre due a statuto speciale: la concorrenza è forte e molto vicina a noi. Inoltre Scantamburlo ha posto l’accento sull’urgenza di attuare la riforma federale della nostra Repubblica. Scantamburlo ingorava però che, a livello regionale, se il Veneto è una delle regioni più arretrate, questo è ascrivibile all’incapacità/non volontà della nostra amministrazione.
Maria Luisa Coppola, Assessore Regionale al Bilancio, ha descritto in modo facilmente comprensibile i passaggi chiave del nostro bilancio preventivo regionale.
Il bilancio è di quasi 13 miliardi di euro, dei quali il 60% destinati alla sanità e il 10% al sociale. La relazione è stata piuttosto lunga e articolata (fino quasi alle ore 23, togliendo quindi spazio al dibattito). L’assessore ha posto la luce sugli aspetti positivi (poco costo dell’apparato amministrativo, ottimo utilizzo dei fondi europei, ecc.) lamentando però la scarsa attuazione del federalismo. Vedremo cosa succederà alla Camera in questi giorni.

Ad una mia domanda Piergiorgio Cortellazzo ha risposto dicendo che non è importante il fatto che il Veneto è l’unica regione d’Italia a non avere lo Statuto, perché il federalismo è indipendente da questo. Cortellazzo dice il falso. Senza statuto non si può attuare la riforma del titolo V della Costituzione, in vigore dall’ottobre 2001. Il 3° comma dell’art. 116 dà la possibilità a Stato e Regioni a concorrere su alcuni poteri, ma senza Statuto Regionale, questo non si può fare. Altre regioni, come la vicina Lombardia, hanno maggiori poteri su scuola (intervenendo quindi autonomamente sul tempo pieno) o sulla cultura (dando quindi attuazione al codice Urbani); cose che noi non possiamo fare.
Il Presidente Galan ha perso 5 anni in attesa della devolution di Bossi, ma bocciata dal popolo italiano con un referendum. Magari avessimo anche noi in Veneto un Presidente con lo stesso pragmatismo di Formigoni!
I poteri che la Regione Veneto ha ora sono dovuti alla riforma Bassanini: parliamo della gestione delle strade, di incentivi alle imprese, di ricerca, di dissesto idrogeologico. Quindi tutto merito del centro-sinistra, che ha saputo approvare riforme federaliste apprezzate.
C’è da riflettere poi su un nuovo centralismo: da quello romano a quello veneziano. Parliamo di sanità, dove tutte le scelte vengono calate sul territorio senza la consultazione della conferenza dei sindaci. Sugli affitti, ci chiediamo perché non possano i comuni agire autonomamente, come anche per quanto riguarda i buoni scuola.
Penso che sulle scelte fondamentali si debba ragionare insieme, ma coscienti del fatto che bisogna arrivare a decisioni in fretta. Su alcuni aspetti della gestione regionale, bisogna supportare il governo regionale affinché riesca a portare a casa il più possibile da Roma; ma bisogna vigilare che un nuovo centralismo non si affacci sulla scena, perché altrimenti nulla cambierebbe.

Enrico Zanon

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